martedì 2 dicembre 2008

IL CASO ENGLARO

Elena Angiolini
Associazione Ossigeno onlus
Nelle ultime settimane l'opinione pubblica si è divisa sul caso di Eluana Englaro, la sfortunata ragazza che, a seguito di un grave incidente stradale, vive da diciassette anni in stato vegetativo, senza alcuna speranza di riprendere coscienza, alimentata da un sondino nasogastrico. Lo stato vegetativo irreversibile di Eluana si differenzia dal coma profondo, in questo caso il paziente respira autonomamente pur senza coscienza, a causa della corteccia cerebrale necrotizzata. Di Eluana invece è rimasto solo un corpo attaccato ad un macchinario che gli impedisce di morire ma anche di vivere. Naturalmente, la condizione di Eluana ha suscitato delle forti controversie tra laici e la famiglia Englaro da una parte e settori importanti cattolici con l'Osservatorio Romano dall'altra. Da una parte c'è il padre di Eluana che lotta per difendere l’idea che sua figlia aveva della vita e perché possa finalmente morire, giudicando la condizione in cui è costretta sua figlia un disumano atto che mantiene in vita un corpo inerme, il cui cervello non ha più alcuna possibilità di riprendere qualche funzione celebrale, un’ atroce violenza. Dall'altra parte, i cattolici fondamentalisti e l'Osservatorio Romano non vogliono che sia staccato il sondino poiché,secondo il loro punto di vista, tale azione costituirebbe un macabro omicidio. Il caso Englaro, insieme ad altre questioni fondamentali , tra cui l'aborto e la procreazione assistita, fanno emergere la forte dicotomia che esiste in Italia nel rapporto tra i diritti delle persone e la religione e la difficoltà a declinare nelle reti delle istituzioni la laicità. In uno Stato democratico, una religione, sebbene maggioritaria nel Paese, può imporre la propria cultura tanto da influenzare la qualità delle norme e dell’ordinamento preposto a garantire la civile convivenza? Fino a che punto le gerarchie ecclesiastiche possono decidere e sentenziare sulle scelte private e sulla libertà delle persone? Nel caso specifico, sono dieci anni che il padre di Eluana si scontra con la concezione cattolica sulla vita e sulla morte che non sembra essere la stessa condivisa da sua figlia, amante della libertà e della vita stessa che non avrebbe mai voluto rimanere prigioniera di un corpo ormai privo di qualsiasi emozione e che lei non può e non potrà più controllare. Eppure, nel nostro ordinamento giuridico esistono norme che garantiscono ai cittadini l’esercizio dell'autodeterminazione che la Corte di Cassazione ha messo in evidenza nella sentenza emessa il luglio scorso. E’ la nostra Costituzione che riconosce pari dignità ad ogni persona, insieme alla libertà di opinione e di religione. Tutti hanno il diritto di professare le proprie idee e il proprio credo e decidere come vivere la propria vita. Ciò che la Costituzione delinea è la categoria del rispetto, il limite che ognuno dovrebbe stabilire nel rapporto con l'altro e che lo Stato deve sancire attraverso le leggi che fissano le regole all’interno delle quali va salvaguardata la civile convivenza. Quali diritti ha Eluana? Perché una parte delle gerarchie della Chiesa cattolica può permettersi di essere così invasiva nei confronti della vita privata delle singole persone? I fondamentalisti giustificano questo accanimento, contrario all'interruzione dell'alimentazione tramite sondino, per proteggere le persone in stato vegetativo dal cinismo e l'egoismo con cui i familiari o i tutori legali potrebbero affrontare la condizione dei propri assistiti o familiari. Ma quello che strumentalmente non vogliono capire è che l’eventuale legge non obbliga nessuno ma garantisce esclusivamente la possibilità di decidere. Di fronte ad un vuoto legislativo, che non garantisce una normativa uguale per tutti (come per esempio l'istituzione del testamento biologico), le sentenze precedenti a quella della Corte di Cassazione hanno respinto l'istanza della famiglia Englaro con la motivazione che nessuno poteva decidere della vita di un altro senza tenere conto della posizione che avrebbe avuto la stessa Eluana, che non avrebbe mai permesso ad altri di ridurla nelle attuali condizioni. In questo caso il padre sa decisamente meglio di qualsiasi fondamentalista quale fosse l’idea che sua figlia aveva della vita e in che modo valesse la pena viverla. Con la sentenza della Cassazione, per la prima volta Eluana viene ascoltata e viene ridata importanza al quel concetto di vita e di dignità che la ragazza aveva: un' idea di dignità della vita che non corrisponde al rifiuto della morte poiché come dice Don Gallo “la morte in realtà non è altro che la continuazione della vita”.

giovedì 27 novembre 2008

A.A.A. LAVORO CERCASI...Ovvero le avventure di una neo laureata in cerca di lavoro.

Di Elena Angiolini Ossigeno onlus
Ricordo bene il giorno della mia laurea, il giorno in cui mi sono resa conto che non ero più studentessa e che sarei entrare nel tanto sperato mondo del lavoro. Ero veramente entusiasta perché finalmente potevo diventare una persona indipendente e padrona del mio futuro e della mia vita! Ma ahimè! le mie ambizioni si sono scontrate con la cruda realtà! Non sapendo bene da dove iniziare, ho deciso di prendermi un altro anno di “ perfezionamento”, dopo di che, sarei stata sicuramente pronta e competitiva per fronteggiare il mitico mondo del lavoro! A fine luglio di quest’anno ho finalmente realizzato che ero una disoccupata, una come tante altre, piena di speranze spezzate dall’ansia di dover assediare l'elimina-code del centro per l 'impiego per paura che un'altra disperata come me potesse soffiarmi il posto. Sapevo che non sarebbe stato facile trovare “il lavoro”, quello tanto sognato da piccola, quello per cui io e la mia famiglia abbiamo investito energie e denaro per tanti anni ...pensavo però che almeno “un lavoretto”, uno qualsiasi, per mettere in rodaggio la mia vita da donna adulta e autonoma, non sarebbe stato inaccessibile. La prima domanda che mi sono posta è stata: “da dove iniziare?” presa dalla frenesia, dall’entusiasmo e forte dell’orgoglio del 110 e lode, ho inviato il mio “europass”, ovvero il Curriculum Vitae in formato europeo, ad Istituti di studio nel caso gli servisse qualche assistente o ricercatore...nessuna risposta. Non perdendomi d'animo ho spedito altre forme di CV che ritenevo potessero essere più appetibili per le industrie, grandi e piccole, dalla multinazionale (calpestando anche i miei principi equo solidali...) alle piccole industrie artigiane del prospero nord-est...nessuna risposta. Neanche la soddisfazione di leggere un “no grazie” che sarebbe servito a tranquillizzare il mio io e la certezza di esistere, di non essere invisibile. Nonostante questi fallimenti, la mia autostima non ne ha risentito più di tanto e ho deciso di non abbattermi ma di frequentare le agenzie interinali. I primi annunci a cui ho risposto riguardavano prevalentemente il settore amministrativo di alcune import-export. Pensavo che tale settore si conciliasse con le mie competenze e le mie attitudini e che non guastasse conoscere e parlare alcune lingue straniere, ingenuamente ritenevo che potesse rendermi più appetibile . Ma l’ostacolo insuperabile è stata la mancanza di esperienza nel settore! In questi mesi di ricerca frenetica passati a leggere ogni annuncio di lavoro, ho capito che l'esperienza è il vero scoglio che impedisce l’ingresso tanto auspicato nel mondo del lavoro! Sono ancora nella fascia di età che mi permette di essere assunta come apprendista ma i titolari dei negozi non mi vogliono perché non ho esperienza..!!.vacilla la mia autostima e comincio a ritenere che effettivamente la commessa sia un lavoro molto impegnativo che richiede un talento particolare e che non sia accessibile a tutti, saper trattare con i clienti, essere educata, avere buon gusto e capacità commerciali di “appioppare” anche al più esigente cliente qualcosa da comprare...e saper spiegare, allo straniero, le qualità del prodotto tale e quelle del prodotto tal’altro, ma come è possibile che chiedono almeno due anni di esperienza anche per rispondere al telefono! Possibile che aver studiato anni e anni con ottimo profitto, aver passato mesi all’estero per perfezionare le lingue sia considerato inutile ai fini lavorativi e il mio curriculum ricco di titoli e tirocini non pagati rappresenta il mio handicap, altro che rompere il tetto di cristallo, mi basterebbe salire sul primo scalino davanti all’uscio… Ia mia frustrazione si è elevata all’ennesima potenza quando ho scoperto che anche per fare il fattorino per consegnare le pizze a domicilio, si richiede, oltre alla propria auto compresa di patente di guida valida, un periodo di esperienza precedente di almeno 2 anni. Nel corso dell'ultimo colloquio presso l'ennesima agenzia interinale, non sono stata accettata come promoter perché non avevo i requisiti richiesti: altezza superiore al 1,68 e bella presenza...va beh che non è bello ciò che è bello ma bello ciò che piace, ma possibile che se non sei alta e bella non puoi neppure essere assunta per vendere le offerte promozionali di biscotti nei centri commerciali? Forse è solo il mio punto di vista... ma la domanda mi sorge spontanea...ho toccato il fondo? Esiste situazione peggiore di questa? Ora che siamo proiettati verso il periodo natalizio..chissà se per fare la renna di Babbo Natale richiederanno 2 anni di esperienza precedente?

sabato 15 novembre 2008

SI COMUNICA CHE PER MOTIVI TECNICI IL TELEFONO DEL CENTRO ANTIVIOLENZA NON E' ATTUALMENTE ATTIVO.

SCUSANDOCI PER IL GRAVE DISAGIO PREGHIAMO QUANTI ABBIANO LA NECESSITA' DI CONTATTARE L'ASSOCIAZIONE DI FARLO ATTRAVERSO GLI ALTRE RECAPITI:
tel. 06.8606055 - 075.5011384
internet: www.o2-ossigeno.org ; ossigenoumbria.blogspot.com

martedì 14 ottobre 2008

Il 68 è donna: l'iniziativa di Katia Bellillo

Scritto da Giancarlo Iacchini su www.radicalsocialismo.it:
«1968: quarant’anni dopo discutiamo della libertà delle donne». Questo il titolo della “tavola rotonda” promossa a Perugia dalla compagna Katia Bellillo e da Ossigeno, l'associazione Onlus costituita nel 2003 per contrastare ogni forma di discriminazione. Un’analisi a più voci e davvero approfondita, sapientemente guidata dal professor Claudio Carnieri e svolta da relatrici di grande spessore: Catiuscia Marini (parlamentare europea), Elena Bistocchi (presidente del comitato umbro di Ossigeno), Adelaide Coletti (Rete delle Donne dell’Umbria), Cristina Papa (docente di Etnologia all’Università di Perugia) e Lorena Pesaresi (consigliere comunale a Perugia). Il tutto nella bella e funzionale cornice della sala delle conferenze del “100dieci Caffé”, nella zona universitaria. MRS, presente all’incontro, ha portato il saluto delle compagne e dei compagni alle donne umbre. La libertà delle donne: intorno a questo concetto – in cui la “libertà” diventa una liberazione che non può mai dirsi certo acquisita completamente e definitivamente – ha ruotato la serie degli interventi prima, ed il dibattito con il pubblico poi. Sono state ripercorse le tappe fondamentali delle conquiste legislative del femminismo, mostrando gli indubbi e notevoli passi in avanti compiuti dal processo di emancipazione, ma poi è stato anche tracciato il quadro della situazione reale (assai deprimente – come è stato rilevato – a 40 anni dalle grandi speranze di parità e uguaglianza dei diritti che erano nate nel Sessantotto): pochissime donne nei luoghi del potere effettivo (sia politici che soprattutto economici), retribuzioni nettamente inferiori a parità di lavoro, discriminazioni dirette e indirette in caso di maternità, pesante arretratezza dell’Italia (dal punto di vista dei diritti al femminile) rispetto agli altri paesi d’Europa. La questione femminile è stata posta (questo in sintesi anche il senso dell’intervento di Katia Bellillo) all’interno della più generale questione sociale che riguarda insieme donne e uomini, in un mondo dove quei luoghi effettivi del potere di cui si parlava in precedenza, oltre ad essere declinati quasi unicamente al maschile, comprendono poche migliaia di persone che hanno in mano le sorti di interi popoli e di miliardi di esseri umani; e in frangente politico – per quanto riguarda il nostro Paese – che rischia non solo di interrompere la marcia femminile verso la completa ed effettiva parità, ma anche di rimettere seriamente in discussione diritti che si ritenevano ormai acquisiti. In questo senso al timore per la reazione e la restaurazione che si profila, si oppone la speranza che le conquiste del femminismo siano almeno in parte ormai acquisite nella mentalità collettiva, nei costumi e nella coscienza di buona parte delle donne, comprese le nuove generazioni, le quali rivelano fermenti che fanno ben sperare, benché il “regime” politico-televisivo spinga verso l’omologazione e l’indebolimento dello spirito critico. Si è discusso anche molto del tema della “differenza”, che per alcune delle relatrici è ormai superato dalla nuova elaborazione teorica del femminismo, mentre per altre resta una acquisizione tutt’ora valida e importante. Nel mio saluto a nome di MRS, ho sottolineato come – oltre a Katia – collaborino con il nostro Movimento personalità quali Franca Rame e Mario Capanna, che rappresentano molto da vicino la doppia tematica dell’incontro perugino (femminismo e Sessantotto). Noi – ho aggiunto – abbiamo fatto della liberazione individuale la chiave di volta del processo di emancipazione: non solo per quanto riguarda i diritti civili, ma anche per la questione sociale e quella ambientale, entrambe interpretabili come altrettante questioni di “liberazione individuale”. E all’interno di questo grande ideale che può accomunare e rilanciare una nuova sinistra, la liberazione della donna è simbolicamente centrale, perché mette in chiaro quella “differenza” (non solo di genere ma in senso lato: la differenza che distingue e rende unico ciascun individuo) la quale soltanto giustifica la lotta per l’eguaglianza: perché noi tutti vogliamo essere “uguali” in quanto “diversi”; non vogliamo la massificazione, l’omologazione e l’appiattimento, ma l’eguaglianza dei diritti e delle libertà, ovvero la libertà uguale. In conclusione: non bisogna cedere di nemmeno un centimetro sul terreno della libertà individuale; occorre contrastare i “restauratori” ed i reazionari attraverso una nuova resistenza, che pur in presenza di una così grave crisi della rappresentanza politica della sinistra, unisca tutti i movimenti e tutte le persone che intendono lottare per i diritti, anche attraverso iniziative come quella di Perugia, che meritano di essere conosciute e divulgate anche utilizzando la rete. In questo senso, riferendo dell’iniziativa nel nostro sito, adempiamo ad uno dei compiti che spettano a MRS, come voce critica ma anche unitaria della sinistra, “ponte” utile a collegare e valorizzare tutto ciò che di buono e di utile matura nell’arcipelago progressista.

mercoledì 1 ottobre 2008

II UNIVERSITA' DI OSSIGENO - I INCONTRO - 10 OTTOBRE 2008

L’Associazione Ossigeno Onlus, che persegue fini di promozione sociale e tutela dei diritti civili, è impegnata, fin dalla sua costituzione (2003), nel contrasto di ogni forma di discriminazione: e caratterizza il proprio intervento approfondendo la ricerca, la riflessione, il dibattito, promuovendo e svolgendo la formazione, implementando e gestendo azioni/progetti e servizi. In questo contesto l’Associazione Ossigeno Onlus promuove un’azione culturale tesa ad investire energie ed attenzione sui diritti civili, stimolando alla partecipazione diversi soggetti presenti sul territorio, al fine di realizzare l’incontro tra rappresentanti delle istituzioni, esperti e cittadini su temi di priorità sociale, culturale e politica. Il 10 ottobre 2008 l’Associazione organizza il I incontro della Seconda Università di Ossigeno, dove la libertà delle donne in Italia e in Umbria verrà analizzata a partire dalle trasformazioni socio-economiche culturali e politiche intervenute dal ’68 ai nostri giorni.
Il dibattito intende ripercorrere il processo storico sviluppatosi nell’arco di 40 anni, a partire dal “fenomeno 1968”, in Italia e, in particolare, in Umbria, secondo una varietà di approcci (culturale, sociologico, etico, politico). Sarà una occasione di dibattito e confronto, nonché di riflessione, sullo straordinario apporto che quel “fenomeno” ha dato alla presa di coscienza e alla consapevolezza dei diritti della persona, in particolare della donna. Il fulcro della tavola rotonda è il confronto sulle radicali trasformazioni che, in questo arco temporale, si sono succedute, lette in chiave critica, alla luce degli studi e delle ricerche, e partendo dalla valutazione della condizione della donna, ieri ed oggi. Condizione che appare divisa, in chiaro-scuro, tra conquista di diritti e libertà, e permanenza di culture, atteggiamenti e comportamenti ancora legati alla tradizione di famiglia e società di tipo patriarcale, incredibilmente accentuati dalla globalizzazione.
TAVOLA ROTONDA1968: quarant’anni dopo discutiamo della libertà delle donne” con: Avv. Elena Bistocchi, Presidente del Comitato Regionale dell’Umbria dell’Associazione Ossigeno ● Prof. Claudio Carnieri, Presidente dell’AUR ● Dott.sa Adelaide Coletti, Rete delle Donne dell’Umbria ● Dott.sa On.le Catiuscia Marini, parlamentare europea● Prof.ssa Cristina Papa, Docente di Etnologia, Università di Perugia ● Dott.sa Lorena Pesaresi, Consigliere comunale Perugia Moderatore: dr. Luciano Moretti, giornalista, Presidente del CORECOM Segreteria organizzativa Cell. 3315791419 – 3473577810 www.o2-ossigeno.org UNIVERSITA’ DI OSSIGENO Dedicata a Barbara Cicioni
Edizione 2008 Primo incontro-dibattito Perugia 10 ottobre ore 15 Location: 100dieci Caffè Via Pascoli 23 C Perugia Tel. 075868529

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