giovedì 4 dicembre 2008

Informativa di Amnesty sulla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

“Nel 1981, la prima riunione del movimento femminista dell’America Latina e dei Caraibi dichiarava il 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in memoria dell’uccisione delle sorelle Mirabal da parte delle forze di sicurezza del governo Trujillo, avvenuta nelle Repubblica Dominicana nel 1960. Nel 1999, le Nazioni Unite dichiararono il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nel 1979 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw), che richiede espressamente agli Stati parte di “adottare appropriate misure per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne da parte di qualsiasi individuo, organizzazione o entità”. Da quando la Cedaw è stata adottata, numerosi e significativi passi sono stati fatti nel riconoscimento e nell’attuazione dei diritti umani delle donne. Nel 1992, ad esempio, il diritto delle donne ad essere libere dalla violenza è stato sancito a livello internazionale con l’adozione, da parte del Comitato della Cedaw, della Raccomandazione generale n. 19 che definisce la violenza sulle donne una forma di discriminazione. Ma ancora molto può essere fatto, e la campagna “Mai più violenza sulle donne” di Amnesty International lo sollecita con forza. Accanto alla discriminazione (che è una delle principali cause, insieme alla militarizzazione delle società e ai conflitti armati, della violenza sulle donne) vi è anche l'impunità, che è la ragione per cui la violenza si perpetua. Fino a quando coloro che si macchiano di atti di violenza contro le donne continueranno a commettere i loro crimini impunemente, il ciclo della violenza non sarà spezzato. La violenza può avvenire in nome della tradizione, della cultura o della religione, arrivando anche nei luoghi più intimi e privati per mano degli uomini con i quali le donne condividono le loro vite. Discriminate nell’accesso ai diritti economici e sociali e ben lontane da una partecipazione piena ed eguale nella sfera politica e decisionale, le donne hanno ancora bisogno di sostegno.”
(Amnesty International)

martedì 2 dicembre 2008

NEWS: Direttiva sulla parità tra i sessi: la Commissione procede contro sei paesi

La Commissione ha inviato pareri motivati a sei paesi sollecitandoli ad attuare appieno la normativa dell’UE che proibisce la discriminazione nell’accesso al lavoro e nell’occupazione a motivo del sesso. L’Austria, la Lituania, la Slovenia, l’Ungheria, l’Italia e Malta hanno due mesi di tempo per rispondere. Tra i principali problemi riscontrati vi sono le definizioni di discriminazione diretta e indiretta, il diritto delle donne a un congedo di maternità e il funzionamento degli organismi preposti ad assicurare la parità. Dei pareri motivati analoghi sono stati inviati alla Finlandia e all’Estonia nel giugno 2008. Le analisi sono ancora in corso per quanto concerne gli altri Stati membri. L’anno prossimo la Commissione presenterà una relazione sull’attuazione della direttiva come prescritto dalla normativa vigente. In caso di mancata risposta o se la loro risposta fosse insoddisfacente la Commissione può decidere di adire la Corte di giustizia europea. Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di presentare entro la fine del 2009 delle proposte legislative per garantire una migliore attuazione delle norme UE in materia di parità retributiva tra donne e uomini. Ha raccomandato quindi di valutare la situazione e i sistemi di classificazione delle professioni, ampliare il mandato degli organismi di parità, adottare misure per prevenire le discriminazioni e rafforzare la dimensione di genere, nonché di inasprire le sanzioni. Data di pubblicazione: 30/11 /08

IL CASO ENGLARO

Elena Angiolini
Associazione Ossigeno onlus
Nelle ultime settimane l'opinione pubblica si è divisa sul caso di Eluana Englaro, la sfortunata ragazza che, a seguito di un grave incidente stradale, vive da diciassette anni in stato vegetativo, senza alcuna speranza di riprendere coscienza, alimentata da un sondino nasogastrico. Lo stato vegetativo irreversibile di Eluana si differenzia dal coma profondo, in questo caso il paziente respira autonomamente pur senza coscienza, a causa della corteccia cerebrale necrotizzata. Di Eluana invece è rimasto solo un corpo attaccato ad un macchinario che gli impedisce di morire ma anche di vivere. Naturalmente, la condizione di Eluana ha suscitato delle forti controversie tra laici e la famiglia Englaro da una parte e settori importanti cattolici con l'Osservatorio Romano dall'altra. Da una parte c'è il padre di Eluana che lotta per difendere l’idea che sua figlia aveva della vita e perché possa finalmente morire, giudicando la condizione in cui è costretta sua figlia un disumano atto che mantiene in vita un corpo inerme, il cui cervello non ha più alcuna possibilità di riprendere qualche funzione celebrale, un’ atroce violenza. Dall'altra parte, i cattolici fondamentalisti e l'Osservatorio Romano non vogliono che sia staccato il sondino poiché,secondo il loro punto di vista, tale azione costituirebbe un macabro omicidio. Il caso Englaro, insieme ad altre questioni fondamentali , tra cui l'aborto e la procreazione assistita, fanno emergere la forte dicotomia che esiste in Italia nel rapporto tra i diritti delle persone e la religione e la difficoltà a declinare nelle reti delle istituzioni la laicità. In uno Stato democratico, una religione, sebbene maggioritaria nel Paese, può imporre la propria cultura tanto da influenzare la qualità delle norme e dell’ordinamento preposto a garantire la civile convivenza? Fino a che punto le gerarchie ecclesiastiche possono decidere e sentenziare sulle scelte private e sulla libertà delle persone? Nel caso specifico, sono dieci anni che il padre di Eluana si scontra con la concezione cattolica sulla vita e sulla morte che non sembra essere la stessa condivisa da sua figlia, amante della libertà e della vita stessa che non avrebbe mai voluto rimanere prigioniera di un corpo ormai privo di qualsiasi emozione e che lei non può e non potrà più controllare. Eppure, nel nostro ordinamento giuridico esistono norme che garantiscono ai cittadini l’esercizio dell'autodeterminazione che la Corte di Cassazione ha messo in evidenza nella sentenza emessa il luglio scorso. E’ la nostra Costituzione che riconosce pari dignità ad ogni persona, insieme alla libertà di opinione e di religione. Tutti hanno il diritto di professare le proprie idee e il proprio credo e decidere come vivere la propria vita. Ciò che la Costituzione delinea è la categoria del rispetto, il limite che ognuno dovrebbe stabilire nel rapporto con l'altro e che lo Stato deve sancire attraverso le leggi che fissano le regole all’interno delle quali va salvaguardata la civile convivenza. Quali diritti ha Eluana? Perché una parte delle gerarchie della Chiesa cattolica può permettersi di essere così invasiva nei confronti della vita privata delle singole persone? I fondamentalisti giustificano questo accanimento, contrario all'interruzione dell'alimentazione tramite sondino, per proteggere le persone in stato vegetativo dal cinismo e l'egoismo con cui i familiari o i tutori legali potrebbero affrontare la condizione dei propri assistiti o familiari. Ma quello che strumentalmente non vogliono capire è che l’eventuale legge non obbliga nessuno ma garantisce esclusivamente la possibilità di decidere. Di fronte ad un vuoto legislativo, che non garantisce una normativa uguale per tutti (come per esempio l'istituzione del testamento biologico), le sentenze precedenti a quella della Corte di Cassazione hanno respinto l'istanza della famiglia Englaro con la motivazione che nessuno poteva decidere della vita di un altro senza tenere conto della posizione che avrebbe avuto la stessa Eluana, che non avrebbe mai permesso ad altri di ridurla nelle attuali condizioni. In questo caso il padre sa decisamente meglio di qualsiasi fondamentalista quale fosse l’idea che sua figlia aveva della vita e in che modo valesse la pena viverla. Con la sentenza della Cassazione, per la prima volta Eluana viene ascoltata e viene ridata importanza al quel concetto di vita e di dignità che la ragazza aveva: un' idea di dignità della vita che non corrisponde al rifiuto della morte poiché come dice Don Gallo “la morte in realtà non è altro che la continuazione della vita”.

giovedì 27 novembre 2008

A.A.A. LAVORO CERCASI...Ovvero le avventure di una neo laureata in cerca di lavoro.

Di Elena Angiolini Ossigeno onlus
Ricordo bene il giorno della mia laurea, il giorno in cui mi sono resa conto che non ero più studentessa e che sarei entrare nel tanto sperato mondo del lavoro. Ero veramente entusiasta perché finalmente potevo diventare una persona indipendente e padrona del mio futuro e della mia vita! Ma ahimè! le mie ambizioni si sono scontrate con la cruda realtà! Non sapendo bene da dove iniziare, ho deciso di prendermi un altro anno di “ perfezionamento”, dopo di che, sarei stata sicuramente pronta e competitiva per fronteggiare il mitico mondo del lavoro! A fine luglio di quest’anno ho finalmente realizzato che ero una disoccupata, una come tante altre, piena di speranze spezzate dall’ansia di dover assediare l'elimina-code del centro per l 'impiego per paura che un'altra disperata come me potesse soffiarmi il posto. Sapevo che non sarebbe stato facile trovare “il lavoro”, quello tanto sognato da piccola, quello per cui io e la mia famiglia abbiamo investito energie e denaro per tanti anni ...pensavo però che almeno “un lavoretto”, uno qualsiasi, per mettere in rodaggio la mia vita da donna adulta e autonoma, non sarebbe stato inaccessibile. La prima domanda che mi sono posta è stata: “da dove iniziare?” presa dalla frenesia, dall’entusiasmo e forte dell’orgoglio del 110 e lode, ho inviato il mio “europass”, ovvero il Curriculum Vitae in formato europeo, ad Istituti di studio nel caso gli servisse qualche assistente o ricercatore...nessuna risposta. Non perdendomi d'animo ho spedito altre forme di CV che ritenevo potessero essere più appetibili per le industrie, grandi e piccole, dalla multinazionale (calpestando anche i miei principi equo solidali...) alle piccole industrie artigiane del prospero nord-est...nessuna risposta. Neanche la soddisfazione di leggere un “no grazie” che sarebbe servito a tranquillizzare il mio io e la certezza di esistere, di non essere invisibile. Nonostante questi fallimenti, la mia autostima non ne ha risentito più di tanto e ho deciso di non abbattermi ma di frequentare le agenzie interinali. I primi annunci a cui ho risposto riguardavano prevalentemente il settore amministrativo di alcune import-export. Pensavo che tale settore si conciliasse con le mie competenze e le mie attitudini e che non guastasse conoscere e parlare alcune lingue straniere, ingenuamente ritenevo che potesse rendermi più appetibile . Ma l’ostacolo insuperabile è stata la mancanza di esperienza nel settore! In questi mesi di ricerca frenetica passati a leggere ogni annuncio di lavoro, ho capito che l'esperienza è il vero scoglio che impedisce l’ingresso tanto auspicato nel mondo del lavoro! Sono ancora nella fascia di età che mi permette di essere assunta come apprendista ma i titolari dei negozi non mi vogliono perché non ho esperienza..!!.vacilla la mia autostima e comincio a ritenere che effettivamente la commessa sia un lavoro molto impegnativo che richiede un talento particolare e che non sia accessibile a tutti, saper trattare con i clienti, essere educata, avere buon gusto e capacità commerciali di “appioppare” anche al più esigente cliente qualcosa da comprare...e saper spiegare, allo straniero, le qualità del prodotto tale e quelle del prodotto tal’altro, ma come è possibile che chiedono almeno due anni di esperienza anche per rispondere al telefono! Possibile che aver studiato anni e anni con ottimo profitto, aver passato mesi all’estero per perfezionare le lingue sia considerato inutile ai fini lavorativi e il mio curriculum ricco di titoli e tirocini non pagati rappresenta il mio handicap, altro che rompere il tetto di cristallo, mi basterebbe salire sul primo scalino davanti all’uscio… Ia mia frustrazione si è elevata all’ennesima potenza quando ho scoperto che anche per fare il fattorino per consegnare le pizze a domicilio, si richiede, oltre alla propria auto compresa di patente di guida valida, un periodo di esperienza precedente di almeno 2 anni. Nel corso dell'ultimo colloquio presso l'ennesima agenzia interinale, non sono stata accettata come promoter perché non avevo i requisiti richiesti: altezza superiore al 1,68 e bella presenza...va beh che non è bello ciò che è bello ma bello ciò che piace, ma possibile che se non sei alta e bella non puoi neppure essere assunta per vendere le offerte promozionali di biscotti nei centri commerciali? Forse è solo il mio punto di vista... ma la domanda mi sorge spontanea...ho toccato il fondo? Esiste situazione peggiore di questa? Ora che siamo proiettati verso il periodo natalizio..chissà se per fare la renna di Babbo Natale richiederanno 2 anni di esperienza precedente?

sabato 15 novembre 2008

SI COMUNICA CHE PER MOTIVI TECNICI IL TELEFONO DEL CENTRO ANTIVIOLENZA NON E' ATTUALMENTE ATTIVO.

SCUSANDOCI PER IL GRAVE DISAGIO PREGHIAMO QUANTI ABBIANO LA NECESSITA' DI CONTATTARE L'ASSOCIAZIONE DI FARLO ATTRAVERSO GLI ALTRE RECAPITI:
tel. 06.8606055 - 075.5011384
internet: www.o2-ossigeno.org ; ossigenoumbria.blogspot.com

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