lunedì 20 luglio 2009

DIAMO OSSIGENO AI DIRITTI E ALLE PARI OPPORTUNITA’

Il Consigliere di parità: chi è questo sconosciuto.
L’Italia ha un’avanzata legislazione tesa a realizzare le pari opportunità fra uomini e donne e l’uguaglianza sostanziale fra gli uomini e le donne, che individua anche con precisione gli strumenti idonei per intervenire e cancellare discriminazioni dirette ed indirette soprattutto nei luoghi di lavoro. Possiamo però affermare che nel nostro Paese la parità sostanziale fra uomini e donne si sia realmente realizzata? Le donne italiane soprattutto quelle poche che in questi anni hanno avuto la possibilità di accedere nei luoghi e negli organismi della politica e delle istituzioni hanno la maggior parte della responsabilità dell’arresto se non addirittura del ritorno indietro delle donne nella società civile e del lavoro. Quanti sanno che la legge 125/91, modificata dal Decreto Lgs. 196/2000, indica una struttura amministrativa specifica per la gestione e il controllo delle politiche di pari opportunità? Si tratta di organismi specifici, qualificati e specializzati sulle politiche di genere e contro le discriminazioni per garantire l’uguaglianza fra gli uomini e le donne come previsto dalla Costituzione all’art.3 Iniziamo a fare la loro conoscenza. Al primo posto troviamo il Comitato nazionale per l’attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità fra lavoratori e lavoratrici. E’ ubicato presso il Ministero del lavoro, e si propone come obiettivo “la rimozione dei comportamenti discriminatori per sesso e di ogni altro ostacolo che limiti di fatto l’uguaglianza delle donne nell’accesso al lavoro e sul lavoro e nella progressione professionale e di carriera” (art. 6). Il suo potere è robusto, infatti formula proposte, informa e sensibilizza l’opinione pubblica. Ogni anno stabilisce un Programma Obiettivo nel quale si segnalano le tipologie dei Progetti per le Azioni Positive, esprime pareri sui finanziamenti, elabora codici di comportamento, verifica lo stato di applicazione della legislazione, propone soluzioni alle Controversie Collettive, può richiedere alle Direzioni Provinciali del Lavoro-Servizio Ispettivo Lavoro, di acquisire presso i luoghi di lavoro informazioni sulla situazione occupazionale maschile e femminile e molto altro. Tra l’altro per l’istruttoria degli atti, per la individuazione e la rimozione delle discriminazioni il Comitato ha il supporto del Collegio Istruttorio e Segreteria Tecnica che pensa anche alla redazione dei pareri. Poi troviamo la Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomini e donne prevista con la legge n. 164 del 1990, il suo ufficio si trova presso la Presidenza del Consiglio. E poi troviamo il Consigliere di parità. Questa figura istituzionale è definita dalla legge 125/91 dal decreto lgs. 196 del 2000 e dal decreto lgs. n. 198 del 2006. Con il decreto Lgs. n.196/00, in attuazione dell’art. 47 della legge n. 144/99, si definisce meglio , si valorizza e si potenzia il ruolo del consigliere di parità. Infatti non solo si corregge l’art. 8 della l. 125/91 e si ridefinisce l’attività del consigliere di parità ma si individuano anche nuove disposizioni per le azioni positive. Esiste una tripartizione di questa figura,troviamo infatti il consigliere di parità nazionale e quelli regionali e provinciali. Il Consigliere di parità nazionale è componente della Commissione Centrale per l’Impiego mentre i Consiglieri regionali e provinciali rispettivamente fanno parte delle commissioni tripartite regionali e provinciali così come prevede il D. Lgs. 469/97. In oltre essi prendono parte ai tavoli di partenariato locale ed ai comitati di sorveglianza previsti dal Regolamento CE n. 1260/99 (art.35). Li troviamo nelle commissioni di parità territoriali o di ogni altro organismo di parità diversamente chiamato a livello regionale e provinciale, mentre quello nazionale è fisso all’interno del Comitato Nazionale e del Collegio Istruttorio di cui agli art. 5 e 7 della solita legge n.125/91. Ci chiediamo ora chi li nomina, la legge prevede che sia il Ministro del lavoro e delle politiche sociali in concerto con il Ministro delle PO su designazione degli organi per questo individuati dalle regioni e dalle province, sentite le commissioni rispettivamente regionali e provinciali tripartite e il loro mandato dura quattro anni rinnovabile una sola volta. I designati per l’incarico devono possedere requisiti di specifica competenza ed esperienza pluriennale in materia di lavoro femminile, di normative sulla parità e pari opportunità nonché di mercato del lavoro, comprovati da idonea documentazione. Abbiamo visto che il Consigliere nazionale di parità ha il suo ufficio presso la Presidenza del Consiglio, quelli regionali e provinciali li troviamo rispettivamente in una delle sedi delle regioni e delle province. Gli uffici sono funzionalmente autonomi dotati di personale di macchinari e di ogni strumento necessario per lo svolgimento della loro funzione. Nell’esercizio del loro ruolo sono pubblici ufficiali e hanno l’obbligo del rapporto all’Autorità Giudiziaria per i reati di cui vengono a conoscenza, possono anche avviare ogni iniziativa che sappia garantire il rispetto del principio di non discriminazione e della promozione delle Pari Opportunità tra i lavoratori dei due sessi. Ora vediamo di cosa si occupano. Devono prima di tutto conoscere le situazioni di squilibrio per poter svolgere le funzioni promozionali e di garanzia contro le discriminazioni previste dalla legge n. 125/91. A seguire il lavoro riguarderà la promozione di progetti di azioni positive, anche attraverso l’individuazione delle risorse comunitarie, nazionali e locali finalizzate allo scopo; la promozione della coerenza della programmazione delle politiche di sviluppo territoriali rispetto agli indirizzi comunitari, nazionali e regionali in materia di pari opportunità. Non devono far mancare il loro sostegno alle politiche attive del lavoro, comprese quelle formative sotto il profilo della promozione e realizzazione delle pari opportunità e la promozione dell’attuazione delle politiche di pari opportunità da parte dei soggetti pubblici e privati che operano nel mercato del lavoro. Garantiscono la collaborazione con le Direzioni Provinciali e Regionali del Lavoro per individuare procedure efficaci di rilevazione delle violazioni alla normativa in materia di parità, pari opportunità e garanzia contro le discriminazioni anche attraverso la progettazione di appositi pacchetti formativi. Già questo non è poco come impegno e possibilità di incidere profondamente a 360° della vita politica sociale economica ma possono fare ancora di più, infatti devono diffondere la conoscenza e lo scambio di buone prassi e perseguire un’attività di informazione e formazione culturale sui problemi delle pari opportunità e sulle varie forme di discriminazione, verificare i risultati della realizzazione dei progetti di azioni positive previsti dalla legge 125/91 e stabilire collegamenti e collaborazione con gli assessorati al lavoro degli Enti locali e con Organismi di parità degli Enti Locali. Esiste anche, prevista dal D. Lgs. 196/00, la rete nazionale delle consigliere di parità che è coordinata dalla consigliere nazionale di parità, la rete è un’opportunità eccezionale per intensificare le funzioni di tutti i consiglieri di parità di questo Paese e per arricchire l’efficacia della loro azione consentendo lo scambio di informazioni di esperienze e di buone prassi. Per quanto riguarda le azioni in giudizio l’art. 8 del D. Lgs. 196/00 ha sostituito l’art.4 della legge 125/91 e le novità danno facoltà a chi intende agire in giudizio per la dichiarazione di discriminazione senza avvalersi delle procedure previste dai contratti collettivi di lavoro, di esperire il tentativo di conciliazione ex art. 410 c.p.c. o dell’articolo 69 bis, decreto leg.vo 29/93, anche tramite il consigliere di parità provinciale, che può anche ricorrere innanzi al TAR, su delega della persona interessata e di intervenire nei giudizi già promossi dalla medesima. Inoltre è stata estesa la disposizione dell’articolo 15, della legge 903 del 1977 a tutti i casi di azione individuale in giudizio promossa dalla persona che vi abbia interesse o, su sua delega da un’organizzazione sindacale o dal consigliere provinciale , ferma restando comunque, l’azione ordinaria. Questa figura ha un ruolo istituzionale molto importante e dovrebbe essere fortemente impegnata ha risolvere i problemi delle donne e chi ricopre tale incarico oltre ad indubbia professionalità e competenza deve possedere doti di forte autonomia ed autorevolezza rispetto ai rappresentanti istituzionali con i quali deve operare. Purtroppo soprattutto in questi ultimi anni tale autorevolezza e autonomia non si è percepita anzi la stragrande maggioranza delle donne e non solo non sanno chi nella propria provincia e regione ricopre tale incarico e come sono state individuate. Per un incarico così importante e prezioso per la condizione e la dignità di tante donne sui posti di lavoro il metodo della cooptazione è assolutamente inaccettabile.
On. Katia Bellillo
Presidente dell’associazione Ossigeno

venerdì 8 maggio 2009

I TUOI DIRITTI

"il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana è la base di libertà, giustizia e pace nel Mondo"(Preambolo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948)
..... reato di immigrazione clandestina, presidi-spia, medici-spia , ronde, carrozze della metropolitana "per soli milanesi", registro per le persone senza fissa dimora, ..... "Ho sognato che gli uomini, un giorno, si alzeranno e capiranno, finalmente, che sono fatti per vivere insieme come fratelli. Ho sognato che i miei quattro bambini, un giorno, vivranno in una nazione, in cui non saranno giudicati dal colore della pelle, ma per le loro doti personali. (...)Ho sognato ancora che un giorno la guerra finirà, che gli uomini trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro e le loro spade in roncole, che le nazioni non si alzeranno più le une contro le altre e che non impareranno più la guerra. (...) Questa è la nostra speranza, questa è la nostra fede.“ http://www.martinlutherking.ucebi.it/

giovedì 2 aprile 2009

La Corte Costituzionale boccia una parte della legge 40!

Il ricorso alla Corte, con tre distinte ordinanze, era stato presentato dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti, rispettivamente, la World Association Reproductive Medicine e una coppia non fertile di Milano. Le questioni di legittimità costituzionale riguardano, in particolare, l'articolo 14 che prevede la formazione di un numero limitato di embrioni, fino a un massimo di tre, da impiantare contestualmente, e vieta la crioconservazione al di fuori di ipotesi limitate e l'art.6 , comma 3, della legge nella parte in cui obbliga la donna, una volta dato il proprio consenso alle tecniche di fecondazione assistita, all'impianto degli embrioni, escludendo così la revoca del consenso. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili, per difetto di rilevanza nei giudizi principali, la questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 6, inerente l'irrevocabilità del consenso della donna, e dei commi 1 e 4 dell'articolo 14, ma ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ art. 14 comma 2, della legge 18 febbraio 2004, n. 40, «limitatamente alle parole "ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre"» embrioni e l’ incostituzionalità del comma 3 dello stesso articolo «nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna». L'aggiunta del vincolo di procedere senza pregiudizio della salute della donna in una legge disumana, ingiusta e piena di contraddizioni che mortifica la donna considerandola come un contenitore è un passo avanti per l’Italia e per tutti coloro che subiscono ed hanno subito il peso di una legge nata per ferire e limitare chi già si trova ad affrontare problemi e sofferenze. E’ la rinascita della speranza per tutti noi di ottenere una legge giusta, umana, rispettosa del corpo e delle scelte delle donne.

martedì 31 marzo 2009

PER DARE OSSIGENO AI NOSTRI DIRITTI: Ripensiamo insieme la politica e le città.

Ossigeno è un’associazione impegnata dal 2003 a denunciare le discriminazioni ed a difendere ogni vittima di discriminazione per far rispettare i valori di libertà, uguaglianza, pluralità sanciti nella Carta Costituzionale. Abbiamo una vocazione assolutamente laica. I nostri soci, sebbene appartenenti a religioni e opinioni diverse, si sentono fortemente europei e da chi verrà eletto pretendono un impegno concreto e prioritario affinché sia rispettato e applicato il patto sociale rappresentato dalla Costituzione. Riteniamo che solo la lealtà costituzionale garantisce la difesa dei diritti di tutti e la dignità dei cittadini più deboli dall’egoismo ingordo dei più forti e assicura il pluralismo culturale ed esistenziale, necessario per salvaguardare la convivenza civile e lo stato di diritto.
Attraverso la nostra attività di volontariato abbiamo l’opportunità di guardare intorno a noi le persone e l’ambiente e vedere come la situazione sia veramente deteriorata, ma lo spettacolo più triste è rappresentato dall’atteggiamento di tanti italiani che restano rassegnati o peggio indifferenti.
Eppure questa Italia dove ci si riempie la bocca con la parola “libertà”, in realtà tanti suoi cittadini sono privati ogni giorno di diritti e di libertà. Il lavoro è stato svuotato del suo ruolo costituzionale di emancipazione e di liberazione per tutti, le persone sono sempre più sole, sono insufficienti le condizioni minime di libertà d’informazione, il dibattito pubblico è narcotizzato e il sistema economico corporativo e familistico, con la grave crisi mondiale, si sta ancor più imbarbarendo nel degrado della legalità.
Di fronte a questo inquietante e deprimente quadro politico, al tracollo civile e al disastro economico e sociale dell’Italia, abbiamo deciso che non vogliamo rassegnarci, pensiamo che sia possibile far tornare a respirare i diritti partendo dai territori e dalle Autonomie Locali. Per questo vogliamo contribuire con le nostre idee alla definizione dei programmi per le prossime consultazioni elettorali.
Anzi più che mai sentiamo il dovere civico e sociale di partecipare, ed esigiamo il confronto con i partiti e con chi oggi si candida a rappresentarci nelle istituzioni locali e al Parlamento europeo.
Vogliamo essere chiari: siamo orientati a non dare più il nostro voto solo per fedeltà ad un partito né a delegare le sorti dei nostri territori e della nostra stessa vita a chicchessia.
Vogliamo conoscere i programmi e gli obiettivi di ciascun candidato/a con le informazioni chiare e trasparenti dei mezzi e delle risorse individuate per attuarli e soprattutto gli strumenti concreti con i quali i cittadini potranno effettivamente verificare che si fa quello che si è promesso di fare.
Vogliamo che gli Enti Pubblici siano case di vetro, ogni atto di giunta, ogni determina, ma soprattutto il bilancio, devono essere pubblicati su internet e ogni mese i cittadini devono essere chiamati a dare il giudizio sulla qualità dei servizi erogati direttamente dal Comune o dalle aziende a partecipazione pubblica.
Basta con le chiacchiere, con le promesse da marinaio e con le pacche sulle spalle.
E’ urgente che siano ripristinate le pratiche democratiche non solo in Parlamento, e che le assemblee delle istituzioni locali ritornino a svolgere il ruolo Costituzionale che le vuole impegnate concretamente ad eliminare ogni ostacolo che si frappone alla reale uguaglianza dei diritti.
Fondamentale la collaborazione delle istituzioni locali con l’associazionismo o il terzo settore per lo sviluppo di servizi sociali necessari a sostenere le persone e per cancellare le discriminazioni, ma l’ente locale oltre a definire gli obiettivi deve rimanere l’unico responsabile delle verifiche e dell’accertamento dei risultati ottenuti.
Per garantire il pluralismo degli interventi, impedire quindi di dividere i cittadini per comunità religiose o il predominio di una comunità su un’altra o sul singolo cittadino, le istituzioni devono garantire che i servizi pubblici pratichino la laicità
Sostenere gli anziani, i bambini, gli adolescenti, i diversamente abili vuol dire sostenere anche i nuclei familiari che le persone hanno scelto liberamente di definire, i servizi pubblici per i quali si prevede il coinvolgimento nella gestione, di imprese o organizzazioni o associazioni private, devono garantire la massima professionalità, neutralità e rispetto degli obiettivi del progetto pubblico in cui sono stati coinvolti e del quale l’ente locale è responsabile di fronte al cittadino utente.
Fatta la premessa chiediamo
1-che i bisogni delle donne e degli uomini siano al centro dell’interesse dell’amministrazione pubblica per una città dove è bello vivere ed è facile partecipare, dove ogni cittadino senta la responsabilità di essere impegnato a sconfiggere le discriminazioni i pregiudizi e le convenzioni. Lo strumento più opportuno per attuare questi propositi è il Bilancio di genere, che significa investire le risorse attraverso obiettivi tesi ad inserire pari opportunità per l’uguaglianza. La cittadinanza non è neutra ma i cittadini sono donne, sono anziani, sono bambini, sono diversamente abili, sono di altra nazionalità, ognuno ha bisogni diversi tutti hanno diritto ad una vita dignitosa.
2-che i candidati si diano un codice di comportamento che attueranno con coerenza se eletti, per questo mettiamo a disposizione il Notaio della nostra associazione per sottoscrivere il “Codice Europeo di Comportamento per gli Eletti Locali e Regionali” approvato dal Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa, che interviene sui temi delle campagne elettorali, dei conflitti d’interesse, del clientelismo, del cumulo di carriere e della corruzione.
3-Che vengano ridotti gli enti, le rappresentanze di nomina politica a tutti i livelli e anche i guadagni dei dirigenti e dei manager.
4-Che i cittadini possano esprimersi periodicamente sulla qualità dei servizi di cui usufruiscono e siano soprattutto ascoltati. C’è partecipazione solo se c’è informazione, non servono nuove figure. I dirigenti pubblici devono fare il proprio lavoro, il Sindaco o il Presidente che li nomina sono responsabili dei risultati
5-Che i sindaci e i presidenti non siano più i “padroni assoluti” ma venga previsto un bilanciamento dei poteri di iniziativa e di controllo delle assemblee elettive come sperimentazione per una eventuale proposta di legge che modifichi l’attuale normativa nazionale che ha cancellato la democrazia partecipativa.
6-Che il territorio torni ad essere una cosa pubblica. In questi anni chi ha veramente deciso sono stati i privati e i loro interessi. Basta con questa prassi e abbandonare la logica dell’”urbanistica contrattata”che ha garantito forti guadagni immobiliari per pochi e incentivato l’espansione urbana, aumentando i costi sulla collettività. Come accade in tutta Europa, si deve investire sul riuso e sul recupero del costruito.
7-Che la raccolta differenziata porta a porta venga generalizzata, e garantito il riciclo dei materiali come alluminio, vetro, carta, in tutti i quartieri. Queste sono le linee di una buona politica che responsabilizza i consumatori ma anche gli amministratori. Gli eletti dovranno scegliere sugli inceneritori o le discariche solo dopo aver realizzato le buone politiche e verificato ogni parametro.
8-Che gli appalti siano puliti chiudendo ad ogni livello istituzionale con gli “appalti al massimo ribasso”. Quando si tratta di servizi che devono garantire i diritti fondamentali dei cittadini questa pratica non solo non produce efficienza ma scarica i problemi sui più deboli ed altera il mercato. L’ “offerta economica vantaggiosa”, alternativa all’appalto deve esplicitare a priori almeno tre punti: la salvaguardia e il miglioramento ambientale, la tutela dei diritti dei lavoratori, la qualità del servizio. La trasparenza, il ridimensionamento, la rinuncia al “massimo ribasso” e i parametri di qualità dovranno essere i punti cardinali della politica degli appalti.
9-Che il pubblico funzioni meglio e di più del privato, si deve fermare la pratica delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni di comparti e funzioni anche di pregio della pubblica amministrazione soprattutto di beni e di diritti primari come l’acqua. Le privatizzazioni già fatte, non solo non hanno garantito più efficienza e risparmi per le amministrazioni ma sono servite spesso per arricchire i privati.
10-Che si valorizzi e s’investa sul lavoro e sulla professionalità interna alla pubblica amministrazione. Il pubblico deve riappropriarsi delle sue autentiche funzioni ispirandosi a criteri di sobrietà e di efficienza. La moltiplicazione o la duplicazione degli assessorati, le consulenze milionarie non giustificate diventano una lesione alla credibilità di chi amministra le risorse di tutti.
Scusateci se non vi chiediamo idee nuove, ci basta avere la garanzia che chi avrà l’opportunità di governarci lo farà con la buona e saggia amministrazione e soprattutto non a dispetto nostro!
Il sindaco e i consiglieri eletti dovranno essere gli unici referenti, li vogliamo umili, pazienti, capaci soprattutto di ascoltare, di accettare le giuste critiche, impegnati a lavorare con passione e con le porte aperte per stare vicino ai cittadini soprattutto a quelli più tutto il resto sono chiacchiere vuote di cui ormai ne abbiamo piene le tasche. deboli e bisognosi. Per questo non vi diamo una delega in bianco ma vogliamo conoscere, vedere, essere informati, comprendere le cifre e i tempi di realizzazione delle proposte che i candidati a sindaco o a consigliere presentano alla città per essere eletti, solo così la partecipazione è vera
In particolare per ripensare insieme Perugia:
Abbiamo detto che la macchina pubblica deve essere più efficiente e attenta ai bisogni e alle esigenze del cittadino. Comuni come Torino o Milano o Roma spendono per la struttura dal 21% al 26% del totale delle spese, pretendiamo che Perugia si adegui a tali parametri perché l’attuale 31% è sinceramente assai poco comprensibile. Secondo i dati presentati nella ricerca della Fondazione Civicum, pubblicati su l’Espresso di gennaio 2009, le entrate totali del comune di Perugia (che comprendono entrate tributarie ed extratibutarie), sono di € 1.383,00 pro capite, rispetto al 2006 si registra un incremento del 19%.
Le imposte comunali sono state incrementate del 46% rispetto all’anno 2006, significa che ogni abitante sborsa 361,00 euro all’anno. Siccome non siamo fra chi teorizza che le tasse non devono essere pagate, ma che ogni società civile dovrebbe avere cittadini onorati di pagarle secondo le proprie possibilità, pretendiamo però che vengano spese bene, a favore di tutta la collettività e che ogni cittadino abbia garantiti gli strumenti per verificare come vengono spesi i loro soldi.
Il nodo della questione è come vengono utilizzate le entrate del Comune. Più di un quarto (31%) del bilancio del comune di Perugia abbiamo detto è stato utilizzato per alimentare la macchina comunale.
Tale scelta ha garantito l’efficienza e l’efficacia della macchina pubblica?
La nostra opinione è negativa e chiediamo che questi costi siano ridotti almeno del 10% e il buon risparmio ridistribuito per alzare le percentuali di spesa in servizi diretti ed indiretti per i cittadini.
Si parla tanto di sicurezza, ma come si giustifica che la spesa per la polizia locale è solo il 4% del bilancio!, con un incremento di solo un punto percentuale rispetto al 2006, la crudezza dei numeri ci dice che il comune di PG ha speso solo 45,00 euro all’anno per ogni cittadino! Noi chiediamo l’aumento di questa spesa tesa a garantire interventi preventivi ed educativi, compreso il vigile di quartiere, invece che quelli repressivi e di mero guadagno per le casse comunali come è avvenuto fin’ora!
Perugia è una città d’arte, eppure la spesa per la cultura rappresenta solo il 4% delle spese totali anzi rispetto al 2006 si è ridotta dell’1% , si spende solo 38,00 euro per abitante! Eppure la cultura è il nostro petrolio, l’unica materia prima che può attrarre risorse non solo con i progetti europei, ma anche con risorse messe a disposizione dai privati per garantire uno sviluppo intelligente e posti di lavoro veri, qualificati e soprattutto stabili per tanti giovani.
L’istruzione e la ricerca sono obiettivi prioritari per chi vuole fare buona politica, ma come si fa a prevedere un misero 7% alla voce istruzione? Nel 2007 appare addirittura invariata rispetto al 2006, e il comune di Perugia prevede di spendere solo 72,00 euro all’anno per abitante, hanno fatto peggio solo Sassari (€ 57,00) e Campobasso (€ 44,00)!
Una verifica attenta va fatta sulla voce trasporti. Infatti il comune di Perugia spende addirittura 155,00 euro ad abitante per i trasporti e la viabilità, il 15% delle spese totali, con un incremento del 29% sul bilancio 2006. Una bella fetta di risorse che dovrebbero garantire un servizio della mobilità urbana veramente eccellente. Ma sarà bene aprire subito un filo diretto con i perugini ed ascoltare cosa hanno da dire anche sul PUM.
Un aumento consistente delle risorse deve prevedere vere, moderne, avanzate politiche sociali, un comparto che se ben governato, come per la cultura è possibile il collegamento virtuoso alle linee di intervento ma anche alle risorse europee. Le politiche sociali oltre ad elevare il livello di sicurezza della città e la qualità della vita e della convivenza, possono rappresentare il volano per una nuova, qualificata e stabile occupazione di tanti giovani.
Quanto ha speso il comune di PG per il rispetto dei diritti degli animali? Secondo noi troppo poco e troppi sono gli animali randagi è necessario riservare ai nostri amici a quattro zampe più spazi vivibili e risorse per le associazione di volontari che si occupano di loro
FACCIAMO RESPIRARE I DIRITTI CANCELLIAMO LE DISCRIMINAZIONI
PER SCONFIGGERE LA PAURA
ISCRIVITI all’associazione OSSIGENO onlus
INSIEME CE LA FAREMO!!!

sabato 7 marzo 2009

8 marzo... è veramente una festa?

L'8 Marzo è veramente una festa per le donne? Questo giorno più che ogni altro deve essere un giorno di lotta contro le disuguaglianze, le violenze e le troppe discriminazioni che le donne sono costrette a subire da sempre! Un giorno per affermare che uomini e donne sono uguali!!!!

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