Scritto da Giancarlo Iacchini su www.radicalsocialismo.it:
«1968: quarant’anni dopo discutiamo della libertà delle donne». Questo il titolo della “tavola rotonda” promossa a Perugia dalla compagna Katia Bellillo e da Ossigeno, l'associazione Onlus costituita nel 2003 per contrastare ogni forma di discriminazione. Un’analisi a più voci e davvero approfondita, sapientemente guidata dal professor Claudio Carnieri e svolta da relatrici di grande spessore: Catiuscia Marini (parlamentare europea), Elena Bistocchi (presidente del comitato umbro di Ossigeno), Adelaide Coletti (Rete delle Donne dell’Umbria), Cristina Papa (docente di Etnologia all’Università di Perugia) e Lorena Pesaresi (consigliere comunale a Perugia). Il tutto nella bella e funzionale cornice della sala delle conferenze del “100dieci Caffé”, nella zona universitaria. MRS, presente all’incontro, ha portato il saluto delle compagne e dei compagni alle donne umbre.
La libertà delle donne: intorno a questo concetto – in cui la “libertà” diventa una liberazione che non può mai dirsi certo acquisita completamente e definitivamente – ha ruotato la serie degli interventi prima, ed il dibattito con il pubblico poi.
Sono state ripercorse le tappe fondamentali delle conquiste legislative del femminismo, mostrando gli indubbi e notevoli passi in avanti compiuti dal processo di emancipazione, ma poi è stato anche tracciato il quadro della situazione reale (assai deprimente – come è stato rilevato – a 40 anni dalle grandi speranze di parità e uguaglianza dei diritti che erano nate nel Sessantotto): pochissime donne nei luoghi del potere effettivo (sia politici che soprattutto economici), retribuzioni nettamente inferiori a parità di lavoro, discriminazioni dirette e indirette in caso di maternità, pesante arretratezza dell’Italia (dal punto di vista dei diritti al femminile) rispetto agli altri paesi d’Europa.
La questione femminile è stata posta (questo in sintesi anche il senso dell’intervento di Katia Bellillo) all’interno della più generale questione sociale che riguarda insieme donne e uomini, in un mondo dove quei luoghi effettivi del potere di cui si parlava in precedenza, oltre ad essere declinati quasi unicamente al maschile, comprendono poche migliaia di persone che hanno in mano le sorti di interi popoli e di miliardi di esseri umani; e in frangente politico – per quanto riguarda il nostro Paese – che rischia non solo di interrompere la marcia femminile verso la completa ed effettiva parità, ma anche di rimettere seriamente in discussione diritti che si ritenevano ormai acquisiti. In questo senso al timore per la reazione e la restaurazione che si profila, si oppone la speranza che le conquiste del femminismo siano almeno in parte ormai acquisite nella mentalità collettiva, nei costumi e nella coscienza di buona parte delle donne, comprese le nuove generazioni, le quali rivelano fermenti che fanno ben sperare, benché il “regime” politico-televisivo spinga verso l’omologazione e l’indebolimento dello spirito critico. Si è discusso anche molto del tema della “differenza”, che per alcune delle relatrici è ormai superato dalla nuova elaborazione teorica del femminismo, mentre per altre resta una acquisizione tutt’ora valida e importante.
Nel mio saluto a nome di MRS, ho sottolineato come – oltre a Katia – collaborino con il nostro Movimento personalità quali Franca Rame e Mario Capanna, che rappresentano molto da vicino la doppia tematica dell’incontro perugino (femminismo e Sessantotto).
Noi – ho aggiunto – abbiamo fatto della liberazione individuale la chiave di volta del processo di emancipazione: non solo per quanto riguarda i diritti civili, ma anche per la questione sociale e quella ambientale, entrambe interpretabili come altrettante questioni di “liberazione individuale”. E all’interno di questo grande ideale che può accomunare e rilanciare una nuova sinistra, la liberazione della donna è simbolicamente centrale, perché mette in chiaro quella “differenza” (non solo di genere ma in senso lato: la differenza che distingue e rende unico ciascun individuo) la quale soltanto giustifica la lotta per l’eguaglianza: perché noi tutti vogliamo essere “uguali” in quanto “diversi”; non vogliamo la massificazione, l’omologazione e l’appiattimento, ma l’eguaglianza dei diritti e delle libertà, ovvero la libertà uguale.
In conclusione: non bisogna cedere di nemmeno un centimetro sul terreno della libertà individuale; occorre contrastare i “restauratori” ed i reazionari attraverso una nuova resistenza, che pur in presenza di una così grave crisi della rappresentanza politica della sinistra, unisca tutti i movimenti e tutte le persone che intendono lottare per i diritti, anche attraverso iniziative come quella di Perugia, che meritano di essere conosciute e divulgate anche utilizzando la rete. In questo senso, riferendo dell’iniziativa nel nostro sito, adempiamo ad uno dei compiti che spettano a MRS, come voce critica ma anche unitaria della sinistra, “ponte” utile a collegare e valorizzare tutto ciò che di buono e di utile matura nell’arcipelago progressista.